Archives mensuelles : mars 2014

Cronistoria

Origine e scopo dell’Appello di Ginevra II

Nel 1978, un gruppo nato in seno all’Università di Ginevra lancia un appello ai rappresentanti politici dell’Europa, come pure al Parlamento Europeo, con lo scopo di trovare una soluzione alternativa al generatore di Super-Phénix a Creys-Malville (Francia) e alla società del plutonio. È l’Appello di Ginevra.

35 anni più tardi, alcuni amici, sensibilizzati dai problemi crescenti posti dal nucleare, esprimono preoccupazione di fronte alla disinformazione cronica osservata nel Giappone sinistrato e contaminato. I “nucleocrati” nutrono forse la speranza che il mondo dimentichi rapidamente questo «incidente» affinché possano vendere il loro progetto di nuovi centrali al mondo intero?

Dopo diverse consultazioni,  un testo destinato a risvegliare le coscienze è allora redatto da militanti del primo Appello di Ginevra: è l’APPELLO DI GINEVRA II

Questo testo dovrebbe essere capillarmente diffuso da ogni destinatario, presso persone di propria scelta, nelle reti informatiche, al fine di provocare delle prese di coscienza e di incoraggiare iniziative, pubblicazioni, azioni che inducano le autorità ad assumere le loro responsabilità di fronte al pericolo rappresentato da questa energia eminentemente ostile all’essere vivente.

Non disponiamo né delle strutture né delle possibilità per gestire un’operazione su scala planetaria, ma nutriamo il desiderio di contribuire, con il nostri modesti mezzi, a sensibilizzare l’opinione pubblica affinché si abbandoni al più presto un’energia a forte rischio e si acceleri il passaggio alle energie rinnovabili e prive di pericoli.

Per firmare questo Appello, accedete alla pagina «Sostegno»

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APPEL DE GENÈVE II AUX AUTORITÉS POLITIQUES Il faut abandonner le nucléaire, et maintenant !

Les catastrophes nucléaires de Tchernobyl et de Fukushima ont eu lieu à 25 ans d’intervalle. Pourtant, on nous avait assuré que de tels accidents étaient quasiment impossibles !

Nos responsables politiques l’ont cru, et nous aussi. En réalité, la probabilité d’un tel accident

est impossible à calculer. Mais elle fut estimée à une fois en cent mille ans. La triste vérité est

que ce fut deux fois en vingt-cinq ans. Aujourd’hui, un peu moins de 400 réacteurs nucléaires

sont en état de fonctionner dans le monde. La prochaine catastrophe se produira n’importe où, n’importe quand. Et l’état actuel de ces centrales viellissantes ne peut qu’augmenter la probabilité d’une nouvelle catastrophe.

L’inventaire radioactif généré par ces installations est terrifiant : il peut exterminer chaque habitant de notre planète, et cela plusieurs dizaines de milliers de fois ! Il suffit qu’une infime fraction de cet inventaire s’échappe dans la nature pour provoquer une catastrophe. N’oublions jamais que tout ce qui peut arriver, finit par arriver … Tchernobyl et Fukushima en sont la double preuve.

Le seul et unique moyen d’éliminer ce risque est d’arrêter ces centrales, d’y entreposer les déchets qu’elles ont produit, d’extraire le combustible irradié et le conditionner dans un milieu appropriéet dans des containers adéquats, puis de transformer le site en mausolée. Ces mausolées seront autant de témoignages évoquant, pour les générations futures, les conséquences des risques technologiques non maîtrisables.

Au lieu de tenter de nous faire oublier les catastrophes déjà subies, les Etats, les institutions internationales et les pouvoirs économiques devraient décider l’abandon du nucléaire pour aborder la transition vers le tout renouvelable, parfaitement en mesure d’assurer la relève, à condition que l’on cesse d’entraver son développement.

On ne peut pas prendre encore le risque d’un accident nucléaire meurtrier qui rendra inhabitable d’immenses territoires pendant des siècles, sous prétexte d’un besoin douteux en électricité. N’oublions pas que l’on a décidé de construire des centrales nucléaires pour ensuite se demander comment vendre le courant ainsi produit. Ce qui a conduit les compagnies d’électricité à promouvoir diverses aberrations énergétiques telles que le chauffage électrique, le développement inconsidéré de l’éclairage public, notamment.

Le nucléaire n’est pas une énergie renouvelable; son abandon est donc inéluctable.

Tout retard ne fait qu’augmenter le risque d’une prochaine catastrophe. Après Fukushima, leJapon a bien arrêté la quasi totalité de ses réacteurs : c’est donc possible !

C’est la seule attitude responsable. C’est notre seul moyen de limiter les problèmes insolubles que nous léguerons aux générations futures.

 

Liste des premiers signataires

Pierre Lehmann, physicien nucléaire • Paul Bonny, citoyen genevois • Ivo Rens, Prof. honoraire de l’Université de Genève • Yves Lenoir, physicien ­­• Rémy Pagani, Maire de Genève • Michèle Rivasi, fondatrice de la CRIIRAD, députée européenne •Wladimir Tchertkoff, vice-prés. Enfants de Tchernobyl-Bélarus • Prof. Alexey V.Yablokov, Académie des sciences de Russie •Anne-Cécile Reimann, Prés. ContrAtom, Genève • Luc Recordon, député au Parlement suisse Wataru Iwata, citoyen japonais •Prof. émérite Michel Fernex, Faculté de Médecine, Bâle (Suisse) • Roger Nordmann, député au Parlement suisse • Liliane Maury Pasquier, députée au Parlement suisse • Bruno Barillot, lauréat du Nuclear Free Future Award 2010, Polynésie française • Philippe Lebreton, Prof. honoraire, Université Lyon 1• Victor Ruffy, anc. président du Conseil national (Suisse) • Jean-Robert Yersin, député au Grand Conseil (VD) • Robert J. Parsons, journaliste • Isabelle Chevalley, députée au Parlement suisse • Luc Breton, anc. expert responsable en radioprotection, Institut Suisse de Recherche Expérimentale sur le Cancer, Epalinges • Yves Renaud, diplômé du CNAM de Paris • Jürg Buri, directeur Fondation Suisse de l’Energie, Zurich • Frédéric Radeff, Citoyen de Genève • François Lefort, Prof. HES, Député au Grand Conseil (GE) • Walter Wildi, Prof géologie. Université de Genève • Joel Jakubec, Pasteur de l’Eglise protestante de Genève • Danielle Martinet, Citoyenne de Genève • Ciril Mizrahi, ancien constituant (GE) • Manuel Tornare, Député au Parlement suisse, ancien Maire de Genève • Salima Moyard, Dépotée au Grand Conseil (GE) • Marc Oran, Député au Grand Conseil (VD) • Guillaume Mathelier, Maire d’Ambilly • Edouard Dommen, Ethicien • Micheline Calmy-Rey, anc. Présidente de la Confédération suisse • Renaud Gautier, Député au Grand Conseil (GE) • Pierre Mercier, Prof. Honoraire de l’Université de Lausanne.

 

 

 

Nel 1978, un gruppo nato in seno all’Università di Ginevra lancia un appello ai rappresentanti politici dell’Europa, come pure al Parlamento Europeo, con lo scopo di trovare una soluzione alternativa al generatore di Super-Phénix a Creys-Malville (Francia) e alla società del plutonio. È l’Appello di Ginevra.

 

 

35 anni più tardi, alcuni amici, sensibilizzati dai problemi crescenti posti dal nucleare, esprimono preoccupazione di fronte alla disinformazione cronica osservata nel Giappone sinistrato e contaminato. I “nucleocrati” nutrono forse la speranza che il mondo dimentichi rapidamente questo «incidente» affinché possano vendere il loro progetto di nuovi centrali al mondo intero?

 

 

Dopo diverse consultazioni,  un testo destinato a risvegliare le coscienze è allora redatto da militanti del primo Appello di Ginevra: è l’APPELLO DI GINEVRA II

 

 

Questo testo dovrebbe essere capillarmente diffuso da ogni destinatario, presso persone di propria scelta, nelle reti informatiche, al fine di provocare delle prese di coscienza e di incoraggiare iniziative, pubblicazioni, azioni che inducano le autorità ad assumere le loro responsabilità di fronte al pericolo rappresentato da questa energia eminentemente ostile all’essere vivente.

 

 

Non disponiamo né delle strutture né delle possibilità per gestire un’operazione su scala planetaria, ma nutriamo il desiderio di contribuire, con il nostri modesti mezzi, a sensibilizzare l’opinione pubblica affinché si abbandoni al più presto un’energia a forte rischio e si acceleri il passaggio alle energie rinnovabili e prive di pericoli.

 

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E per ogni informazione: appel2genève@gmail.com

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APPELLO DI GINEVRA II ALLE AUTORITÀ POLITICHE Bisogna abbandonare il nucleare, e subito!

Le catastrofi nucleari di Tchernobyl e di Fukushima sono avvenute a 25 anni di distanza. Eppure, ci avevano assicurato che tali incidenti erano quasi impossibili!

I nostri responsabili politici l’hanno creduto, e pure noi. In realtà, la probabilità che un tale incidente avvenga è impossibile da calcolare ; tuttavia essa fu stimata a una volta in centomila anni. La triste verità è che ciò si è verificato due volte in venticinque anni. Oggi, quasi 400 reattori nucleari sono in grado di funzionare nel mondo. La prossima catastrofe potrà verificarsi in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento. E lo stato attuale di queste centrali, che stanno invecchiando, non può che aumentare la probabilità di una nuova catastrofe.

La quantità di materiale radioattivo generato da queste istallazioni è terrificante: è in grado di sterminare tutti gli abitanti del nostro pianeta, e ciò per diverse dozzine di migliaia di volte! È sufficiente che una piccolissima quantità si sprigioni nella natura per provocare una catastrofe. Non dobbiamo mai dimenticare che tutto quanto può succedere, prima o poi finisce per succedere… Tchernobyl e Fukushima ne sono la prova.

Il solo e unico mezzo per eliminare questo rischio è quello di chiudere le centrali, neutralizzandone i detriti che hanno prodotto; di estrarre il combustibile irradiato, confinandolo in un ambiente appropriato e in contenitori adeguati; infine, di trasformare i vari siti in mausolei, che costituiranno altrettante testimonianze evocatrici, per le generazioni future, delle conseguenze dei rischi tecnologici non gestibili.

Invece di tentare di farci dimenticare le catastrofi già subite, gli Stati, le istituzioni internazionali e i poteri economici dovrebbero decidere l’abbandono del nucleare a favore delle energie rinnovabili, perfettamente capaci di assicurare la ripresa, a condizione che si cessi di ostacolarne il loro sviluppo.

Non si può rischiare un incidente nucleare devastante, che renderà inabitabili per secoli immensi territori, con il solo pretesto di un manco di elettricità. Non dimentichiamo che abbiamo deciso di costruire delle centrali nucleari per poi chiederci come vendere la corrente da esse prodotta. Ciò ha indotto le compagnie di elettricità a promuovere diverse aberrazioni energetiche, come ad esempio il riscaldamento elettrico o lo sviluppo sconsiderato dell’illuminazione pubblica.

Il nucleare non è un’energia rinnovabile; il suo abbandono è dunque ineluttabile.

Ogni ritardo non fa che aumentare il rischio di una prossima catastrofe. Dopo Fukushima, il Giappone ha interrotto la quasi totalità dei suoi reattori: ciò è dunque possibile !

È la sola attitudine responsabile. È il nostro solo mezzo per limitare i problemi insolubili che trasmetteremo alle generazioni future.

Comitato di promozione

Pierre Lehmann, physicien nucléaire • Paul Bonny, citoyen genevois • Ivo Rens, Prof. honoraire de l’Université de Genève • Yves Lenoir, physicien ­­• Rémy Pagani, Maire de Genève • Michèle Rivasi, fondatrice de la CRIIRAD, députée européenne •Wladimir Tchertkoff, vice-prés. Enfants de Tchernobyl-Bélarus • Prof. Alexey V.Yablokov, Académie des sciences de Russie •Anne-Cécile Reimann, Prés. ContrAtom, Genève • Luc Recordon, député au Parlement suisse Wataru Iwata, citoyen japonais •Prof. émérite Michel Fernex, Faculté de Médecine, Bâle (Suisse) • Roger Nordmann, député au Parlement suisse • Liliane Maury Pasquier, députée au Parlement suisse • Bruno Barillot, lauréat du Nuclear Free Future Award 2010, Polynésie française • Philippe Lebreton, Prof. honoraire, Université Lyon 1• Victor Ruffy, anc. président du Conseil national (Suisse) • Jean-Robert Yersin, député au Grand Conseil (VD) • Robert J. Parsons, journaliste • Isabelle Chevalley, députée au Parlement suisse • Luc Breton, anc. expert responsable en radioprotection, Institut Suisse de Recherche Expérimentale sur le Cancer, Epalinges • Yves Renaud, diplômé du CNAM de Paris • Jürg Buri, directeur Fondation Suisse de l’Energie, Zurich • Frédéric Radeff, Citoyen de Genève • François Lefort, Prof. HES, Député au Grand Conseil (GE) • Walter Wildi, Prof géologie. Université de Genève • Joel Jakubec, Pasteur de l’Eglise protestante de Genève • Danielle Martinet, Citoyenne de Genève • Ciril Mizrahi, ancien constituant (GE) • Manuel Tornare, Député au Parlement suisse, ancien Maire de Genève • Salima Moyard, Dépotée au Grand Conseil (GE) • Marc Oran, Député au Grand Conseil (VD) • Guillaume Mathelier, Maire d’Ambilly • Edouard Dommen, Ethicien • Micheline Calmy-Rey, anc. Présidente de la Confédération suisse • Renaud Gautier, Député au Grand Conseil (GE) • Pierre Mercier, Prof. Honoraire de l’Université de Lausanne.

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La Ville de Genève signe l’Appel de Genève II

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Le réacteur EPR de Finlande est en cours
 d’abandon par Areva qui retire ses salariés…

Observatoire du nucléaire – Communiqué – 28 février 2014

Le crash de l’industrie nucléaire française
 précède celui de l’ensemble de la filière…

Le quotidien économique finlandais Kauppalehti a confirmé (*) ce vendredi 28 février 2014 les informations qui circulaient depuis quelques temps au sujet du chantier du réacteur EPR situé à Olkiluoto (Finlande) : le constructeur du réacteur, le français Areva, vient de mettre un terme aux contrats de travail d’une cinquantaine de contremaîtres, les derniers encore en poste devant suivre la même voie fin mars.

Il s’agit donc d’une véritable bérézina pour Areva qui abandonne le chantier de ce réacteur, commencé en 2005, désormais pratiquement à l’arrêt, et sous peu totalement stoppé. Officieusement, la mise en service de l’EPR serait repoussée à 2018 voire 2020, c’est à dire 15 ans après le début d’un chantier qui devait être bouclé… en 4 ans et demi !

Mais le plus probable désormais est que l’EPR finlandais rejoigne les différents exemples de réacteurs achevés mais jamais mis en service, comme à Lemoniz (Espagne), Zwentendorf (Autriche), Bataan (Philippines) ou Kalkar (Allemagne). Il est même possible qu’il ne soit jamais terminé mais, dans tous les cas, il s’agit d’un désastre pour l’industrie nucléaire française.

Il est d’ailleurs grand temps que l’opinion publique découvre que :

– 54 des 58 réacteurs nucléaires « français » sont en réalité américains (les licences ayant été payées – fort cher – par EDF à Westinghouse au début des années 70

– la nouvelle usine « française » (Georges Besse2) d’enrichissement de l’uranium utilise des centrifugeuses achetées (fort cher à nouveau) par Areva à son concurrent européen Urenco

– les rares réalisations vraiment françaises sont des échecs cuisants (réacteurs graphite-gaz des années 60, Superphénix, EPR)

Il est aussi grand temps que les « élites » françaises cessent de vénérer Mme Lauvergeon, responsable du désastre de l’EPR, mais aussi d’autres opérations aventureuses comme les investissements ruineux et inutiles aux USA ou, bien entendu, l’affaire Uramin dans laquelle la « justice » s’est curieusement dépêchée de ne rien faire malgré les éléments accablants pour « Atomic Anne ».

Il faut aussi noter que EDF ne fait guère mieux puisque le chantier EPR de Flamanville (Manche) connait lui aussi des retards et surcouts gigantesques, d’inquiétantes malfaçons et des défauts plus ou moins couverts par l’Autorité de sûreté. Si ce réacteur est un jour achevé, en 10 ans (ou plus) au lieu de 4 et demi, pour 10 milliards (ou plus) au lieu de 2,8 (le premier prix annoncé par EDF), sa mise en service entrainera de fait la mise en danger extrême de la population française et même européenne.

Entre un parc nucléaire dans un état avancé de délitement, que les investissements insensés prévus par EDF (100 à 200 milliards !) ne pourront réhabiliter, et le projet de construction (irresponsable et de toute façon hors de compétence pour EDF et Areva) de plusieurs EPR, la France va rapidement se retrouver dans une situation inextricable pour n’avoir pas su se lancer dans les alternatives (économies d’énergie, énergies renouvelables).

Il est grand temps de mettre un terme à la dramatique aventure du nucléaire qui a causé les pires catastrophes industrielles (Tchernobyl et Fukushima), qui produit des déchets radioactifs qui vont rester dangereux pendant des millions d’années, qui pille et contamine les pays où est extrait l’uranium (le Niger est ainsi exploité depuis 50 ans pour alimenter à bon compte les réacteurs français).

La part du nucléaire dans l’électricité mondiale est passée de 17% en 2001 à 11% en 2011 (**) et à 9% désormais. Cette chute fulgurante, commencée bien avant le début de la catastrophe de Fukushima, va continuer au fil des innombrables fermetures de vieux réacteurs (un tiers de la flotte mondiale a plus de 30 ans).

L’industrie nucléaire est condamnée, mais elle peut cependant encore causer des drames et catastrophes, raison pour laquelle il faut au plus vite la mettre définitivement à l’arrêt : l’abandon probable de l’EPR finlandais montre clairement la voie à suivre.

(*) http://www.kauppalehti.fi/etusivu/areva+ajaa+olkiluodon+tyomaata+alas/201402652139

(**) Agence internationale de l’énergie, Key world energy statistics 2003 et 2013, p24 :

http://observ.nucleaire.free.fr/2003-Keyworld-AIE.pdf

http://www.iea.org/publications/freepublications/publication/KeyWorld2013.pdf

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Classé dans en français, Problématiques énergétiques